giovedì 23 febbraio 2012

Palermo e l'opera dei pupi siciliani


L'Opera dei Pupi (Òpra dî Pupi in siciliano) è un tipo di teatro delle marionette, i cui protagonisti sono Carlo Magno e i suoi paladini. Le gesta di questi personaggi sono trattate attraverso la rielaborazione del materiale contenuto nei romanzi e nei poemi del ciclo carolingio. Le marionette sono appunto dette pupi (dal latino "pupus" che significa bambino). L'opera è tipica della tradizione siciliana dei cuntastori ("cantastorie" in italiano).
L'Opera dei Pupi si affermò nell'Italia meridionale e in particolare in Sicilia tra la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del XX. Riccamente decorati e cesellati, con una struttura in legno, i pupi avevano delle vere e proprie corazze e variavano nei movimenti a seconda della scuola di appartenenza.
I pupi di Palermo sono alti 80 cm, hanno il ginocchio articolato e sono manovrare dai lati del palcoscenico;
I soggetti erano lunghe storie, rappresentate a puntare anche per molti mesi di seguito, ispirate alla letteratura epico-cavalleresca e più in particolare al ciclo carolingio.
Il repertorio tradizionale comprendeva anche storie di santi e di banditi, eventi storici o drammi shakespeariani. Lo spettacolo del giorno era pubblicizzato attraverso l’uso di cartelli decorati. A Palermo questi erano dipinti su tela e divisi in scacchi, di solito Otto, che illustravano i vari episodi.
Recentemente l'UNESCO ha dichiarato il Teatro dell'Opera dei Pupi Capolavoro del patrimonio Orale e I Oggi, a Palermo è possibile ammirare questa arte nei due musei della citta… 
Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino(Fondato nel 1975 dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari, il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino si è costantemente ispirato ai principi della moderna museografia e all’attività teatrale, diventando così uno dei migliori esempi di ricerca museografica sul teatro. Il museo ospita una collezione di 3500 pezzi provenienti da tutto il mondo; l’annessa biblioteca Giuseppe Leggio possiede circa 3000 volumi sul teatro di figura e sulle tradizioni popolari)  e 
il Museo Etnografico Siciliano Giuseppe Pitrè di Palermo ( La Collezione è articolata in in 20 sezioni, trovano documentazione gli usi e i costumi del popolo siciliano, le credenze, i miti, le consuetudini, le tradizioni di Siciliane, la casa, filatura e tessitura, arredi e corredi, i costumi, le ceramiche, l’arte dei pastori, caccia e pesca, agricoltura e pastorizia, arti e mestieri, i veicoli, il carretto siciliano, i pupi, il carro del festino, le pitture su vetro, le confraternite, i presepi, tra i quali spicca l’opera dell’artista trapanese Matera, i giochi fanciulleschi, la magia, gli ex voto, pani e dolci festivi ; Il Museo abbraccia circa 4.000 oggetti).


Porta Felice la porta araba di Palermo


La Porta Felice è una delle porte di Palermo,
La porta è l'ingresso dal lato mare al Cassaro(Il Càssaro o Corso Vittorio Emanuele è la strada più antica di Palermo),  uno degli assi principali della città di Palermo.
Prende il nome da Donna Felice Orsini, moglie del viceré spagnolo Marcantonio Colonna, che, nel 1582, decise di dare un ingresso monumentale al Cassaro (l'attuale Corso Vittorio Emanuele), prolungato fino al mare nel 1581. La Porta, costituita da due imponenti piloni, fu progettata dall'architetto Mariano Smiriglio e i lavori si protrassero fino al 1637. 
L'intervallo di tempo trascorso permise la differenziazione delle facciate dei piloni: così abbiamo il primo ordine (quello che si affaccia a mare) in marmo grigio e con caretteri tipicamente rinascimentali, mentre il secondo (successivo al primo e terminato dagli architetti Novelli, Smiriglio e Tedeschi) con caratteristiche più tendenti al barocco.
In seguito ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, il pilone destro venne quasi interamente distrutto, ma un attento restauro ha riportato la porta al suo antico splendore.

domenica 19 febbraio 2012

Riserva naturale Capo Gallo


La Riserva naturale orientata Capo Gallo è una riserva naturale regionale della Sicilia, istituita in data 21 giugno 2001. È inserita nel Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve ed è gestita dall'Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana che ha proceduto alla sistemazione dei sentieri preesistenti, alla creazione di staccionate, muretti, recinzioni, alla pulitura del sottobosco e, successivamente, ad una periodica manutenzione per dare ai visitatori la possibilità di godere appieno della bellezza del luogo pur nel completo rispetto dell'ambiente.
La riserva comprende una area di quasi 586 ettari ed è costituita essenzialmente dal Monte Gallo, un massiccio carbonatico, formatosi decine di milioni di anni or sono fra il periodo Mesozoico e l’Eocene medio. Il Monte Gallo termina in un promontorio, denominato Capo Gallo, sul quale è situato un importante faro che ne segnala la posizione.
Il promontorio si trova nella zona nord-occidentale di Palermo 
e separa i due importanti golfi di Mondello e Sferracavallo, Il lato costiero della Riserva di Capo Gallo si estende dal capo omonimo verso ovest fino a Punta Barcarello e, data la natura carsica delle rocce, il mare le ha modellate nelle forme più bizzarre, formando una serie di grotte affascinanti, come la Grotta dell’olio che ricorda un po’ la famosissima Grotta azzurra di Capri. Nell’antichità queste grotte furono abitate dall’uomo e in talune di esse sono stati rinvenuti graffiti preistorici ed altri reperti archeologici di notevole importanza.
Per accedere a buona parte della riserva è necessario l'approdo marino visto che i collegamenti terrestri che partono dalle due borgate marinare non si incontrano. Per tale ragione nel punto centrale della riserva viene spesso praticato il naturismo(Il naturismo è un modo di vivere in armonia con la natura, caratterizzato dalla pratica della nudità in comune, allo scopo di favorire il rispetto di se stessi, degli altri e dell'ambiente) o nudismo. il tratto di mare che unisce Capo Gallo con la vicina Isola delle Femmine, è stato recentemente dichiarato riserva marina.
 Più precisamente l'Area naturale marina protetta Capo Gallo - Isola delle Femmine (tale è la corretta denominazione), istituita con decreto del Ministero dell'Ambiente del 24 luglio 2002, ha una superficie di 2.173 ettari e la sua gestione è affidata al consorzio creato tra i Comuni di Palermo e quello di Isola delle Femmine.
Sul litorale roccioso allignano specie alofite, e diverse specie di Limonium, tra cui il raro endemismo Limonium panormitanum ed il più comune Limonium bocconei. Nei mesi di aprile e maggio la fascia litoranea si colora per la fioritura del papavero giallo (Glaucium flavum). 
Il versante meridionale del promontorio è costituito da un arido pendio roccioso ricoperto da prateria mediterranea ad ampelodesma, con esemplari arborescenti di Opuntia ficus-indica e sporadici arbusti di euforbia , ginestra spinosa e camedrio
Il versante settentrionale ospita una vegetazione cespugliosa di gariga ed elementi della macchia mediterranea quali la palma nana, l'euforbia, il lentisco, il cappero, l'erica (Erica arborea), differenti specie di Cistus, il mirto , il timo, il sommacco siciliano, l'asparago spinoso, l'alaterno.
In aree ristrette sopravvivono inoltre lembi di lecceta, vestigie dell'antica foresta mediterranea sempreverde che un tempo dominava quest'area.
Sulle pareti a strapiombo si trovano alcuni endemismi  e da segnalare alcuni rari endemismi puntiformi quali la camomilla del Monte Gallo Anthemis ismelia, lo sparviere del Monte Gallo Hieracium lucidum e l'orchidea Ophrys sphegodes subsp. panormitana.
Un cenno particolare merita una pianta avventizia molto diffusa, il Pennisetum setaceum, una graminacea nordafricana introdotta nell'Orto botanico di Palermo per essere sperimentata come pianta da foraggio, che oggi si è diffusa spontaneamente in gran parte della provincia di Palermo. 
Una menzione finale meritano poi le praterie di Posidonia oceanica, una pianta acquatica (da molti ritenuta erroneamente un'alga) che popola i fondali sabbiosi del tratto di mare che circonda la Riserva.
Tra i mammiferi presenti nella riserva vanno citati la volpe, il coniglio selvatico e l'endemico toporagno siciliano (Crocidura sicula).
Numerose le specie di uccelli presenti: passero solitario, fringuello, verzellino, pettirosso, cincia, merlo, occhiocotto, colombaccio, luì piccolo.
Numerosi rapaci stanziali tra cui il falco pellegrino, la poiana, il gheppio e l'allocco, + il falco pecchiaiolo (migratore). Altri migratori: cicogna bianca, gruccione, cuculo.
Tra i rettili oltre alla Lucertola campestre ed alla Lucertola siciliana sono presenti il ramarro, il gongilo, comunemente denominato "tiro", ed il biacco.
Nei vecchi abbeveratoi presenti nella riserva si possono trovare alcune specie di anfibi tra cui il rospo smeraldino siciliano, simbolo della Riserva.
Nelle acque delle pozze stagionali è possibile osservare anche dei piccoli crostacei anostraci , veri e propri "fossili viventi".
La linea di costa infine è caratterizzata dalla presenza del trottoir a vermeti, una bio struttura tipica del Mar Mediterraneo, costituita dai gusci calcarei di molluschi della famiglia dei Vermetidi.




venerdì 10 febbraio 2012

Ustica fra bellezza e misteri


L'isola si trova nel Mar Tirreno a circa 67 km a nord-ovest di Palermo e occupa una superficie di circa 8,65 km2 con una circonferenza di 12 km e misura 3,5 km di lunghezza e 2,5 km di larghezza. La caratteristica naturale peculiare dell'isola è la presenza di numerose grotte che si aprono lungo le coste alte e scoscese, così come numerosi scogli e secche presenti tutt'intorno all'isola; sono da menzionare la grotta Verde, grotta Azzurra, grotta della Pastizza, grotta dell'Oro, grotta delle Colonne e gli scogli del Medico e della Colombara, visitabili con un'escursione in barca. Scarseggiano nell'isola le risorse idriche. 
Geologicamente essa è di origine vulcanica; sono presenti infatti dei rilievi collinari che rappresentano le vestigia di antichi vulcani (Punta Maggiore, 244 m; Guardia dei Turchi, 238 m) e dividono l'isola in due versanti.
Sull'isola è presente la stazione meteorologica di Ustica, ufficialmente riconosciuta dall'Organizzazione meteorologica mondiale. Le precipitazioni medie annue si attestano a 505 mm, mediamente distribuite in 68 giorni di pioggia, con minimo in estate e picco massimo in autunno-inverno. L'umidità relativa media annua fa registrare il valore di 78,2 % con minimo di 74 % a luglio e massimo di 82 % a gennaio; mediamente si contano 18 giorni di nebbia all'anno.
La vegetazione naturale è piuttosto scarna, Tra le specie di flora più rappresentate troviamo macchia Artemisia arborea, Lentisco, Calycotome spinosa e Ginestra. Meno diffusa la presenza di piante da frutto come ulivi, mandorli e viti. È presente anche una diffusa steppa mediterranea. Ustica è anche nota per essere l'habitat naturale dell'Apis mellifera sicula (è una sottospecie dell'ape).
Ad Ustica si trova la riserva naturale orientata Isola di Ustica. È presente un'area marina protetta, l'Area marina protetta Isola di Ustica, e  la fauna marina è composta principalmente da aragoste, cernie, dentici, ricciole, saraghi, orate, sgombri, barracuda, pesci pappagallo, pesci balestra e spugne. 
Gli antichi romani la chiamavano Ustica (da ustum = bruciato) mentre i greci, Osteodes, Οστεωδες ossia ossario, per i resti di mercenari che vi sarebbero morti per fame e sete. Da alcuni viene ritenuta la dimora della maga Circe, citata nell'Odissea, che trasformava gli incauti visitatori in maiali.
Gli insediamenti umani risalgono al Paleolitico; alcuni scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di un antico villaggio cristiano. Sepolture, cunicoli e una gran quantità di reperti archeologici ritrovati anche sott'acqua, a causa dei tanti naufragi avvenuti nel tempo, testimoniano una presenza costante, nel luogo, di vari antichi popoli mediterranei, Fenici, Greci, Cartaginesi e Romani che vi lasciarono vestigia dappertutto. In seguito divenne base dei pirati saraceni e lo rimase per lunghissimo tempo.
Nel VI secolo vi si stabilì una comunità Benedettina, ma fu ben presto costretta a spostarsi a causa delle imminenti guerre fra Cristiani ed Arabi. Nel Medioevo fallirono dei tentativi di colonizzare l'isola a causa delle incursioni dei pirati barbareschi, che fecero dell'isola un proprio rifugio.
Nel 1759 Ferdinando IV di Borbone impose una colonizzazione dell'isola; furono edificate due torri di guardia, Torre Santa Maria e Torre Spalmatore, che facevano parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia, cisterne per raccogliere l'acqua piovana e case che costituirono il centro abitato principale presso la Cala Santa Maria. Vi vennero coloni palermitani, trapanesi ed eoliani, accompagnati da un centinaio di soldati.
Ustica al tempo dei Borbone fu anche un luogo di confino per prigionieri politici e vi restò anche sotto casa Savoia. Durante il regime fascista Ustica fu luogo di confino. Vi furono ristretti Amadeo Bordiga, Antonio Gramsci e Ferruccio Parri. Nel 1961 il confino fu abolito a causa di proteste popolari e da allora iniziò a svilupparsi il turismo. 

La località è conosciuta poiché utilizzata come punto di riferimento geografico della cosiddetta Strage di Ustica, avvenuta il 27 giugno 1980, quando il volo Itavia da Bologna a Palermo, precipitò a una notevole distanza dall'isola; in quell'episodio morirono ottantuno persone tra passeggeri e equipaggio. 

lunedì 23 gennaio 2012

Palermo e il Museo archeologico regionale Antonio Salinas

Il Museo Archeologico Regionale "Antonio Salinas" ha sede a Palermo, in Sicilia, e possiede una delle più ricche collezioni d'arte punica e greca d'Italia, nonché testimonianze di gran parte della storia siciliana. Il museo, già Casa dei Padri della Congregazione di San Filippo Neri, è stato dedicato ad Antonio Salinas, celebre archeologo e numismatico palermitano. Fa parte del complesso monumentale dell'Olivella, che comprende anche la chiesa di San Ignazio e l'attiguo Oratorio. 

A seguito della legge sulla soppressione degli ordini religiosi del 1866, l'edificio, confiscato alla Congregazione, divenne sede del museo nazionale. Per la trasformazione l'edificio venne completamente stravolto dalla sua forma originaria  per andare incontro alle esigenze museali. Da quegli anni a oggi numerose sono state le trasformazioni che lo hanno interessato.
Al piano terreno, una sezione è dedicata ai reperti rinvenuti durante gli scavi subacquei
Alla sezione fenicio-punica appartengono due grandi sarcofagi antropomorfi del V secolo a.C., provenienti dalla necropoli di Pizzo Cannita (Misilmeri); vi sono anche sculture di divinità fenicie e stele votive
All'area archeologica di Selinunte, infine, sono dedicate alcune sale con la ricomposizione del frontone orientale con Gorgone del Tempio C, numerose metope con rilievi mitologici (Templi C ed E), sculture d’età arcaica e classica, la Tavola Selinuntina che celebra la ricchezza della città, le stele gemine del santuario di Zeus Meilichios.
In un altro ambiente sono custoditi i reperti provenienti da Himera, Altre sale raccolgono oggetti e sculture provenienti da Solunto, Megara Hyblaea, Tindari, Camarina ed Agrigento. Tra le opere di maggior rilievo artistico segnaliamo il grande Ariete di bronzo del III secolo a.C
L'epoca romana è, invece, documentata da una collezione di sculture e da mosaici staccati dalle ville di Piazza Vittoria a Palermo, nei cui pressi era certamente collocato il foro della città romana.  Anche le culture preistoriche presenti nelle grotte del territorio palermitano hanno avuto spazio nei locali del museo. 
Il museo è composto in parte da collezioni private acquistate o donate al museo stesso nel corso dei secoli.
Collezione del Museo dell'Università….Si tratta della collezione più antica e primo nucleo del museo, venne acquisita nel 1814 quando Giuseppe Emanuele Ventimiglia principe di Belmonte alla sua morte lasciò la sua collezione.
Collezione Antonio Salinas ….La collezione che diede il nome al museo, la più importante per dimensione con i suoi 6641 pezzi, venne ceduta al museo dallo stesso Salinas alla sua morte, avvenuta nel 1914, per mezzo di testamento. La collezione è composta da libri, manoscritti, stampe, fotografie, oggetti personali e circa 6000 monete.
Collezione "Pietro Bonci Casuccini"….Di grande interesse, infine, la collezione etrusca. È costituita da sarcofagi, cippi, statue-cinerarie, urne, ceramiche attiche a figure rosse e nere, bronzi e interi corredi funebri. Viene considerata la più importante collezione etrusca.

Museo archeologico regionale Antonio Salinas

Piazza Olivella, n°24 - 90100 Palermo

Tel: 091 6116805 - 6116806 - 6116807
Fax: 091 6110740

e-mail: urpmuseopa@regione.sicilia.it

giovedì 19 gennaio 2012

Palermo e la sua casa stregata Villa Caboto


A Mondello (Munneddu in siciliano), borgo marinaro e frazione di Palermo, località turistica, ai piedi di Monte Pellegrino e distaccata dalla città dal Parco della Favorita, è raggiungibile per mezzo dei tanti viali reali alberati c’è nella parte nord di Piazza Caboto, sorge questa vecchia casa chiamata appunto, dalla gente del luogo, Villa Caboto, la casa stregata cosi chiamata.
La villa si trova tra via Galea e l’hotel Palace, fu costruita negli anni ’40 e poi definitivamente abbandonata intorno agli anni ’80 ll passato della Villa è alquanto oscuro e misterioso, numerose sono le voci che circolano sul suo conto e molto le persone, capitate occasionalmente dentro la casa, che hanno vissuto inquietanti esperienze. Si dice che i componenti dell'ultima famiglia che vi ha vissuto siano morti tutti in modo violento e orribile.
Chi ha passeggiato durante la notte nelle vicinanze di Villa Caboto ha udito dei rumori inspiegabili provenire dall'interno: rubinetti che si aprono da soli, passi, mormorii e singhiozzi.
Un ragazzo ha detto di aver visto una luce provenire da una delle finestre, questo misterioso lume si accendeva e spegneva in continuazione.
Una giovane, capitata davanti all'ingresso della Villa, è finita misteriosamente in trance, i suoi amici non sapendo che fare hanno dovuto trascinarla via; in seguito, dopo essersi ripresa, la ragazza ha riferito di aver visto una vecchia che rideva davanti alla porta della casa, tutto questo mentre la invitava ad entrare.
Inoltre, chi entra nella Villa viene picchiato selvaggiamente da forze misteriose, e la cognizione del tempo di chi si trova all'interno si modifica, in ultimo si dice che la casa si muove e che sono i fantasmi a farla cambiare.
Realtà o leggenda, non si sa. Quel che è vero è che Villa Caboto, ogni volta che è stata affittata, è stata poi prontamente abbandonata nel giro di poche settimane perché i vari inquilini hanno raccontato di aver vissuto o sentito lì dentro cose inquietanti. Infatti, è da anni che l’edificio è in affitto e in vendita, ma nessuno si sogna di comprarlo o di andarci ad abitare…. Questi sono solo alcuni dei racconti che hanno oscurato la fama di Villa Caboto…

mercoledì 18 gennaio 2012

Santuario di Santa Rosalia informazioni pratiche per la visita


Il Santuario sorse su Monte Pellegrino nel 1625 attorno alla grotta dove secondo la tradizione furono ritrovati i resti di Santa Rosalia.

Il Santuario si trova in Via Pietro Bonanno-Monte Pellegrino - 90142 Palermo
Tel 091/540326 fax 091 6375286. 

ORARI APERTURA... 
mattina  dalle ore  7.30 alle  ore 12,30 ;
pomeriggio  dalle ore 14,00 alle ore 18,30   (19,30 ora legale)

ORARI SANTE MESSE...
feriale ore 17,00 (18,00 ora legale) 
festivo ore 11,00 - 17,00 (11,00 - 18,00 ora legale)

La S.Messa delle ore 11,00 viene celebrata per amici, Benefattori e devoti.
Le visite in GROTTA sono sospese durante le messe




Palermo con il suo Teatro Politeama

 Il Teatro Garibaldi o "Politeama" si trova sulla Piazza Ruggero Settimo (a sua volta usualmente denominata Piazza Politeama) al centro di Palermo. L’opera propone simmetrie con sinteticità espositive in sinergia ad equilibri neoclassici caratteristici degli Archi di Trionfo napoleonici, con gruppi bronzei di cavalli rampanti posti all'ingresso dell'edificio. 

"il tipo adottato nel Politeama Garibaldi è quello del teatro-circo, in cui però la forma semicilindrica del prospetto nasconde una sala a ferro di cavallo con due ordini di palchi ed un profondo loggione. L’architettura del Politeama sta nell’esaltazione della funzione sociale del teatro come "teatro del popolo" con l’enorme sala a ferro di cavallo (che nel 1874 poteva contenere cinquemila spettatori) con due file di palchi, dominata da una grande galleria articolata in due ordini.
L’ingresso è costituito da un arco di trionfo sormontato dalla quadriga bronzea di Apollo, opera di Mario Rutelli, cui s’affianca una coppia di cavalli bronzei di Benedetto Civiletti.
Nel 1865 il Comune di Palermo delibera la costruzione del Politeama, Il concorso interno viene vinto da Giuseppe Damiani Almeyda e i primi disegni di progetto vengono presentati a metà del 1866 e già a gennaio del 1867 sono in corso i lavori di scavo. 
Nel 1869 e 1870 sorgono dei problemi tra il Municipio e l’impresa Galland, ma si decide di proseguire l'opera, eliminando tutti i lavori di abbellimento. Il teatro era stato progettato come teatro diurno all’aperto, ma fu in un secondo tempo deciso di realizzare una copertura. Nel giugno 1874 fu inaugurato anche se incompleto e ancora privo di copertura, la prima rappresentazione fu I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini. Quest'ultima, considerata per l'epoca opera di grande ingegneria, venne realizzata in metallo dalla Fonderia Oretea nel novembre del 1877. Gli ultimi lavori, di abbellimento, furono realizzati nel 1891 in occasione della grande Esposizione Nazionale che si teneva quell’anno a Palermo.
Dal 1910 al dicembre del 2006 il Ridotto del teatro ha ospitato la Galleria d'arte moderna di Palermo che viene successivamente spostata al Palazzo Bonet.  Nel 2000, in occasione del G8 ospitato in città, vengono stati realizzati i restauri delle decorazioni pompeiane policrome dei loggiati. Dal 2001 il teatro è sede dell’Orchestra Sinfonica Siciliana. A partire dall'estate del 2011 iniziano i lavori di restauro della facciata posteriore del teatro. Tale restauro viene affidato alla ditta Sidoti, i lavori di restauro vengono eseguiti da una equipe di tecnici restauratori altamente qualificati: Cesare Pontosa, Rosalba Gambino, Giuseppe Di Ganci.



venerdì 13 gennaio 2012

Palermo i mercati storici



Palermo conserva ancora gran parte del suo aspetto mediterraneo nei vari mercati storici disseminati nella città: i più caratteristici sono la Vucciria, Ballarò e Il Capo.



La Vucciria si estende tra via Roma, la Cala e il Cassaro, all'interno del mandamento Castellammare. La vicinanza al porto cittadino stimolò l'insediamento di mercanti e commercianti genovesi, pisani, veneziani sin dal XII secolo. La presenza di numerosi artigiani si riscontra tuttora nella toponomastica. Il termine Bucceria deriva dal francese boucherie, "macelleria". Il mercato era infatti inizialmente destinato al macello ed alla vendita delle carni. Successivamente divenne un mercato per la vendita del pesce, della frutta e della verdura. Anticamente era chiamato "la Bucciria grande" per distinguerlo dai mercati minori.
"Vuccirìa" in siciliano significa "Baccano". Oggi, la confusione delle voci che si accavallano e delle grida dei venditori (le abbanniati) è uno degli elementi che, maggiormente, caratterizza questo mercato palermitano. 
Ballarò è il più antico tra i mercati di Palermo e si estende  lungo le via Carini e Beati Paoli, la via di Sant'Agostino e la via Cappuccinelle. Uno degli ingressi principali al mercato è quello di Porta Carini, nei cui pressi è il Palazzo di Giustizia. Caratteristico è il nome di alcune delle strade che si trovano in questa zona: via "Sedie volanti", via "Scippateste", via "Gioia mia". È un animatissimo mercato alimentare; i colori, l'animazione delle bancarelle caratterizzano la vivacità di esso rendendolo attivo tutti i giorni, dando la possibilità di acquistare sia generi alimentari sia altre mercanzie. È uno dei più pittoreschi mercati di grascia, cioè d'alimentari. I prodotti venduti provengono dalle campagne del palermitano.
Il Capo si sviluppa nel cuore dell'omonimo quartiere: conserva elementi popolari del tipico mercato mediterraneo. Altri mercati storici a Palermo sono il mercato delle Pulci e quello dei Lattarini. Da citare c'è anche un mercato dell'usato allestito a Piazza Marina. 


Il Mercato delle Pulci è un noto mercato dell'antiquariato italiano e in particolare di quello siciliano; Organizzato con baracche in lamiera, e in mostra permanente, Si trova nei pressi della Cattedrale di Palermo, accanto alla Piazza del Papireto, chiamata così per via del laghetto dei papiri che si formava proprio nelle vicinanze, dove si incontravano i fiumi che solcavano la città vecchia, il Kemonia e il Papireto.





lunedì 9 gennaio 2012

Monte Pellegrino fra fauna flora e rari animali

Il Monte Pellegrino è un promontorio in forma di vera e propria montagna calcarea, alta 609 metri s.l.m., che chiude a Nord il Golfo di Palermo e a Sud il Golfo di Mondello. ha i ripidi fianchi segnati da grotte e fratture millenarie. I viaggiatori del passato, primo fra tutti Goethe, lo definirono “il promontorio più bello del mondo”, anche perché vi riscontrarono quei magici contrasti, maestosità e dolcezza, che erano tanto amati nel Settecento e nell'età del Romanticismo.

Il Monte Pellegrino non è un semplice promontorio come potrebbe pensare chi lo osserva da Palermo, ma un vero e proprio massiccio montuoso, caratterizzato da fianchi ripidi ricchi di grotte, e da una orografia estremamente movimentata, ricca di pianori praticabili, caratterizzati da fenomeni di Carsismo per cui le acque non scorrono in superficie ma filtrano in numerosissimi anfratti per poi riapparire come sorgenti. Il massiccio montuoso visto dall'alto presenta forma allungata, i due lati maggiori guardano l'uno il mare, l'altro la piana verso l'interno. Il lato corto che guarda ad est è quello, celeberrimo, verso Palermo. 
La Riserva naturale orientata Monte Pellegrino è una riserva naturale regionale della Sicilia istituita nel 1996, situata nel territorio del comune di Palermo. La prima misura di tutela risale alla fine del XVIII secolo, per iniziativa di Ferdinando di Borbone il quale, con un editto reale, espropriò una area di circa 400 ettari, per dedicarla ad attività di sperimentazione agricola e ad una riserva di caccia. La Riserva, estesa 1.050 ha, comprende l'intero massiccio del Monte Pellegrino e la Real Tenuta della Favorita. Il Monte Pellegrino è un massiccio montuoso di rocce carbonatiche con prevalenza di calcari, alto 606 metri s.l.m, caratterizzato da una orografia estremamente movimentata, ricca di pianori praticabili, e con fianchi ripidi ricchi di fenomeni di carsismo, con ben 134 grotte di origine marina e/o carsica. L'area è inserita nel sito di interesse comunitario.
I costoni scoscesi del promontorio ospitano specie botaniche tipiche delle rupi costiere ('alloro, orniello, il sommacco, l'olivastro, l'alaterno ecc). Il sottobosco ospita splendide orchidee, quali per esempio l'endemica Ophrys lunulata, specie prioritaria secondo la direttiva Habitat della Unione Europea (codice 1905). Parte dell'area della Real Tenuta della Favorita è infine occupata da zone coltivate (agrumeti, orti, frutteti, campi agricoli sperimentali) e da zone rimboschite a conifere.
Tra i mammiferi presenti nel parco ci sono la volpe, la donnola, l'arvicola del Savi e il coniglio selvatico. Nelle grotte segnalatala presenza del pipistrello Rhinolophus ferrumequinum.
La Riserva ospita oltre 40 specie di uccelli. Tra i rapaci, oltre al falco pellegrino, a cui il monte deve la sua denominazione, il gheppio, il barbagianni, l'assiolo e la civetta; l'area è inoltre sulla rotta migratoria del falco pecchiaiolo. Altri uccelli osservabili sono il passero solitario ed il crociere.
Tra gli anfibi merita di essere menzionata la presenza di due endemismi: il discoglosso dipinto e il rospo smeraldino siciliano, di cui esiste una numerosa colonia che si riproduce nei pressi del Gorgo di Santa Rosalia, una pozza naturale che sorge non distante dall'omonimo Santuario.
Interessanti endemismi si annoverano anche nella malacofauna quali gli endemici Cornu mazzullii e Marmorana platychela.
La riserva è attraversata da una strada carrozzabile asfaltata cui si può accedere da Mondello Valdesi e da piazza Generale Cascino e inoltre esistono poi numerosi accessi pedonali tra cui: Scala vecchia, Sentiero della Valle del Porco, Sentiero della Rufuliata, Sentiero per la Grotta Niscemi e per la Roccia dello Schiavo, Scaletta della Perciata.
Altri punti di interesse sono:il Santuario di Santa Rosalia, il Gorgo di Santa Rosalia, Casina di Caccia,Fontana monumentale dedicata a Ercole, le Scuderie Reali, Le torri borboniche,  Il Vivaio Comunale,  le Grotte dell'Addaura e Niscemi,Valle del Porco e Bosco di Niscemi e S. Pantaleo. 
 

domenica 8 gennaio 2012

Palermo alla riscoperta dell'Orto Botanico


L'Orto botanico di Palermo è una istituzione museale e didattico-scientifica del Dipartimento di Scienze Botaniche dell'Università di Palermo, che vi ha sede. Adiacente a Villa Giulia, vi si accede da via Lincoln, 2 al confine del quartiere Kalsa di Palermo.
Il Giardino accoglie oltre 12.000 specie differenti di piante.
La sua origine risale al 1779, anno in cui l'Accademia dei Regi Studi, istituendo la cattedra di Botanica e Materia medica, le assegnò un modesto appezzamento di terreno per insediarvi un piccolo Orto botanico da adibire alla coltivazione delle piante medicinali utili alla didattica e alla salute pubblica.
Questo primo Orto ben presto si rivelò insufficiente alle necessità e nel 1786 si decise di trasferirlo in quella che è la sede attuale, presso il Piano di Sant'Erasmo, all'epoca tristemente famoso in quanto sede dei roghi della Santa Inquisizione.
Nel 1789 fu iniziata la costruzione del corpo principale degli edifici dell'Orto, costituiti da un edificio centrale, il Gymnasium, e da due corpi laterali, il Tepidarium e il Calidarium, progettati in stile neoclassico dall'architetto francese Léon Dufourny.
Vicino al Gymnasium si trova la porzione più antica dell'Orto, detta Sistema linneo, anch'essa progettata dall'architetto Léon Dufourny con uno schema rettangolare suddiviso in quattro parallelogrammi. Su indicazione del padre francescano Bernardino da Ucria, insigne botanico, in questa porzione del giardino le specie furono disposte secondo la tassonomia linneana, sistema di classificazione sviluppato da Carl von Linné ed esposto negli aspetti riguardanti la botanica nel 1753 in Species Plantarum.
Il nuovo Orto fu inaugurato nel 1795 e nel 1798 si arricchì dell'Acquarium, una grande vasca in cui prosperano numerose specie di piante acquatiche.
Nel 1823 fu completata la Serra Maria Carolina. Il grande Ficus magnolioide, che costituisce il simbolo del moderno Orto, fu importato nel 1845 dalle Isole Norfolk (Australia).
In seguito a successivi ampliamenti, nel 1892 fu raggiunta l'attuale estensione di 10 ettari circa.
Nel 1913 gli fu affiancato un Giardino coloniale poi soppresso. Dal 1985 l'Orto è in affidamento al Dipartimento di Scienze Botaniche dell'Università di Palermo.
Nel 1993, nel contesto di un progetto per la salvaguardia del patrimonio genetico della flora dell'area mediterranea è stata istituita la banca del germoplasma.