giovedì 23 febbraio 2012

Palermo e l'opera dei pupi siciliani


L'Opera dei Pupi (Òpra dî Pupi in siciliano) è un tipo di teatro delle marionette, i cui protagonisti sono Carlo Magno e i suoi paladini. Le gesta di questi personaggi sono trattate attraverso la rielaborazione del materiale contenuto nei romanzi e nei poemi del ciclo carolingio. Le marionette sono appunto dette pupi (dal latino "pupus" che significa bambino). L'opera è tipica della tradizione siciliana dei cuntastori ("cantastorie" in italiano).
L'Opera dei Pupi si affermò nell'Italia meridionale e in particolare in Sicilia tra la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del XX. Riccamente decorati e cesellati, con una struttura in legno, i pupi avevano delle vere e proprie corazze e variavano nei movimenti a seconda della scuola di appartenenza.
I pupi di Palermo sono alti 80 cm, hanno il ginocchio articolato e sono manovrare dai lati del palcoscenico;
I soggetti erano lunghe storie, rappresentate a puntare anche per molti mesi di seguito, ispirate alla letteratura epico-cavalleresca e più in particolare al ciclo carolingio.
Il repertorio tradizionale comprendeva anche storie di santi e di banditi, eventi storici o drammi shakespeariani. Lo spettacolo del giorno era pubblicizzato attraverso l’uso di cartelli decorati. A Palermo questi erano dipinti su tela e divisi in scacchi, di solito Otto, che illustravano i vari episodi.
Recentemente l'UNESCO ha dichiarato il Teatro dell'Opera dei Pupi Capolavoro del patrimonio Orale e I Oggi, a Palermo è possibile ammirare questa arte nei due musei della citta… 
Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino(Fondato nel 1975 dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari, il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino si è costantemente ispirato ai principi della moderna museografia e all’attività teatrale, diventando così uno dei migliori esempi di ricerca museografica sul teatro. Il museo ospita una collezione di 3500 pezzi provenienti da tutto il mondo; l’annessa biblioteca Giuseppe Leggio possiede circa 3000 volumi sul teatro di figura e sulle tradizioni popolari)  e 
il Museo Etnografico Siciliano Giuseppe Pitrè di Palermo ( La Collezione è articolata in in 20 sezioni, trovano documentazione gli usi e i costumi del popolo siciliano, le credenze, i miti, le consuetudini, le tradizioni di Siciliane, la casa, filatura e tessitura, arredi e corredi, i costumi, le ceramiche, l’arte dei pastori, caccia e pesca, agricoltura e pastorizia, arti e mestieri, i veicoli, il carretto siciliano, i pupi, il carro del festino, le pitture su vetro, le confraternite, i presepi, tra i quali spicca l’opera dell’artista trapanese Matera, i giochi fanciulleschi, la magia, gli ex voto, pani e dolci festivi ; Il Museo abbraccia circa 4.000 oggetti).


Porta Felice la porta araba di Palermo


La Porta Felice è una delle porte di Palermo,
La porta è l'ingresso dal lato mare al Cassaro(Il Càssaro o Corso Vittorio Emanuele è la strada più antica di Palermo),  uno degli assi principali della città di Palermo.
Prende il nome da Donna Felice Orsini, moglie del viceré spagnolo Marcantonio Colonna, che, nel 1582, decise di dare un ingresso monumentale al Cassaro (l'attuale Corso Vittorio Emanuele), prolungato fino al mare nel 1581. La Porta, costituita da due imponenti piloni, fu progettata dall'architetto Mariano Smiriglio e i lavori si protrassero fino al 1637. 
L'intervallo di tempo trascorso permise la differenziazione delle facciate dei piloni: così abbiamo il primo ordine (quello che si affaccia a mare) in marmo grigio e con caretteri tipicamente rinascimentali, mentre il secondo (successivo al primo e terminato dagli architetti Novelli, Smiriglio e Tedeschi) con caratteristiche più tendenti al barocco.
In seguito ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, il pilone destro venne quasi interamente distrutto, ma un attento restauro ha riportato la porta al suo antico splendore.

domenica 19 febbraio 2012

Riserva naturale Capo Gallo


La Riserva naturale orientata Capo Gallo è una riserva naturale regionale della Sicilia, istituita in data 21 giugno 2001. È inserita nel Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve ed è gestita dall'Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana che ha proceduto alla sistemazione dei sentieri preesistenti, alla creazione di staccionate, muretti, recinzioni, alla pulitura del sottobosco e, successivamente, ad una periodica manutenzione per dare ai visitatori la possibilità di godere appieno della bellezza del luogo pur nel completo rispetto dell'ambiente.
La riserva comprende una area di quasi 586 ettari ed è costituita essenzialmente dal Monte Gallo, un massiccio carbonatico, formatosi decine di milioni di anni or sono fra il periodo Mesozoico e l’Eocene medio. Il Monte Gallo termina in un promontorio, denominato Capo Gallo, sul quale è situato un importante faro che ne segnala la posizione.
Il promontorio si trova nella zona nord-occidentale di Palermo 
e separa i due importanti golfi di Mondello e Sferracavallo, Il lato costiero della Riserva di Capo Gallo si estende dal capo omonimo verso ovest fino a Punta Barcarello e, data la natura carsica delle rocce, il mare le ha modellate nelle forme più bizzarre, formando una serie di grotte affascinanti, come la Grotta dell’olio che ricorda un po’ la famosissima Grotta azzurra di Capri. Nell’antichità queste grotte furono abitate dall’uomo e in talune di esse sono stati rinvenuti graffiti preistorici ed altri reperti archeologici di notevole importanza.
Per accedere a buona parte della riserva è necessario l'approdo marino visto che i collegamenti terrestri che partono dalle due borgate marinare non si incontrano. Per tale ragione nel punto centrale della riserva viene spesso praticato il naturismo(Il naturismo è un modo di vivere in armonia con la natura, caratterizzato dalla pratica della nudità in comune, allo scopo di favorire il rispetto di se stessi, degli altri e dell'ambiente) o nudismo. il tratto di mare che unisce Capo Gallo con la vicina Isola delle Femmine, è stato recentemente dichiarato riserva marina.
 Più precisamente l'Area naturale marina protetta Capo Gallo - Isola delle Femmine (tale è la corretta denominazione), istituita con decreto del Ministero dell'Ambiente del 24 luglio 2002, ha una superficie di 2.173 ettari e la sua gestione è affidata al consorzio creato tra i Comuni di Palermo e quello di Isola delle Femmine.
Sul litorale roccioso allignano specie alofite, e diverse specie di Limonium, tra cui il raro endemismo Limonium panormitanum ed il più comune Limonium bocconei. Nei mesi di aprile e maggio la fascia litoranea si colora per la fioritura del papavero giallo (Glaucium flavum). 
Il versante meridionale del promontorio è costituito da un arido pendio roccioso ricoperto da prateria mediterranea ad ampelodesma, con esemplari arborescenti di Opuntia ficus-indica e sporadici arbusti di euforbia , ginestra spinosa e camedrio
Il versante settentrionale ospita una vegetazione cespugliosa di gariga ed elementi della macchia mediterranea quali la palma nana, l'euforbia, il lentisco, il cappero, l'erica (Erica arborea), differenti specie di Cistus, il mirto , il timo, il sommacco siciliano, l'asparago spinoso, l'alaterno.
In aree ristrette sopravvivono inoltre lembi di lecceta, vestigie dell'antica foresta mediterranea sempreverde che un tempo dominava quest'area.
Sulle pareti a strapiombo si trovano alcuni endemismi  e da segnalare alcuni rari endemismi puntiformi quali la camomilla del Monte Gallo Anthemis ismelia, lo sparviere del Monte Gallo Hieracium lucidum e l'orchidea Ophrys sphegodes subsp. panormitana.
Un cenno particolare merita una pianta avventizia molto diffusa, il Pennisetum setaceum, una graminacea nordafricana introdotta nell'Orto botanico di Palermo per essere sperimentata come pianta da foraggio, che oggi si è diffusa spontaneamente in gran parte della provincia di Palermo. 
Una menzione finale meritano poi le praterie di Posidonia oceanica, una pianta acquatica (da molti ritenuta erroneamente un'alga) che popola i fondali sabbiosi del tratto di mare che circonda la Riserva.
Tra i mammiferi presenti nella riserva vanno citati la volpe, il coniglio selvatico e l'endemico toporagno siciliano (Crocidura sicula).
Numerose le specie di uccelli presenti: passero solitario, fringuello, verzellino, pettirosso, cincia, merlo, occhiocotto, colombaccio, luì piccolo.
Numerosi rapaci stanziali tra cui il falco pellegrino, la poiana, il gheppio e l'allocco, + il falco pecchiaiolo (migratore). Altri migratori: cicogna bianca, gruccione, cuculo.
Tra i rettili oltre alla Lucertola campestre ed alla Lucertola siciliana sono presenti il ramarro, il gongilo, comunemente denominato "tiro", ed il biacco.
Nei vecchi abbeveratoi presenti nella riserva si possono trovare alcune specie di anfibi tra cui il rospo smeraldino siciliano, simbolo della Riserva.
Nelle acque delle pozze stagionali è possibile osservare anche dei piccoli crostacei anostraci , veri e propri "fossili viventi".
La linea di costa infine è caratterizzata dalla presenza del trottoir a vermeti, una bio struttura tipica del Mar Mediterraneo, costituita dai gusci calcarei di molluschi della famiglia dei Vermetidi.




venerdì 10 febbraio 2012

Ustica fra bellezza e misteri


L'isola si trova nel Mar Tirreno a circa 67 km a nord-ovest di Palermo e occupa una superficie di circa 8,65 km2 con una circonferenza di 12 km e misura 3,5 km di lunghezza e 2,5 km di larghezza. La caratteristica naturale peculiare dell'isola è la presenza di numerose grotte che si aprono lungo le coste alte e scoscese, così come numerosi scogli e secche presenti tutt'intorno all'isola; sono da menzionare la grotta Verde, grotta Azzurra, grotta della Pastizza, grotta dell'Oro, grotta delle Colonne e gli scogli del Medico e della Colombara, visitabili con un'escursione in barca. Scarseggiano nell'isola le risorse idriche. 
Geologicamente essa è di origine vulcanica; sono presenti infatti dei rilievi collinari che rappresentano le vestigia di antichi vulcani (Punta Maggiore, 244 m; Guardia dei Turchi, 238 m) e dividono l'isola in due versanti.
Sull'isola è presente la stazione meteorologica di Ustica, ufficialmente riconosciuta dall'Organizzazione meteorologica mondiale. Le precipitazioni medie annue si attestano a 505 mm, mediamente distribuite in 68 giorni di pioggia, con minimo in estate e picco massimo in autunno-inverno. L'umidità relativa media annua fa registrare il valore di 78,2 % con minimo di 74 % a luglio e massimo di 82 % a gennaio; mediamente si contano 18 giorni di nebbia all'anno.
La vegetazione naturale è piuttosto scarna, Tra le specie di flora più rappresentate troviamo macchia Artemisia arborea, Lentisco, Calycotome spinosa e Ginestra. Meno diffusa la presenza di piante da frutto come ulivi, mandorli e viti. È presente anche una diffusa steppa mediterranea. Ustica è anche nota per essere l'habitat naturale dell'Apis mellifera sicula (è una sottospecie dell'ape).
Ad Ustica si trova la riserva naturale orientata Isola di Ustica. È presente un'area marina protetta, l'Area marina protetta Isola di Ustica, e  la fauna marina è composta principalmente da aragoste, cernie, dentici, ricciole, saraghi, orate, sgombri, barracuda, pesci pappagallo, pesci balestra e spugne. 
Gli antichi romani la chiamavano Ustica (da ustum = bruciato) mentre i greci, Osteodes, Οστεωδες ossia ossario, per i resti di mercenari che vi sarebbero morti per fame e sete. Da alcuni viene ritenuta la dimora della maga Circe, citata nell'Odissea, che trasformava gli incauti visitatori in maiali.
Gli insediamenti umani risalgono al Paleolitico; alcuni scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di un antico villaggio cristiano. Sepolture, cunicoli e una gran quantità di reperti archeologici ritrovati anche sott'acqua, a causa dei tanti naufragi avvenuti nel tempo, testimoniano una presenza costante, nel luogo, di vari antichi popoli mediterranei, Fenici, Greci, Cartaginesi e Romani che vi lasciarono vestigia dappertutto. In seguito divenne base dei pirati saraceni e lo rimase per lunghissimo tempo.
Nel VI secolo vi si stabilì una comunità Benedettina, ma fu ben presto costretta a spostarsi a causa delle imminenti guerre fra Cristiani ed Arabi. Nel Medioevo fallirono dei tentativi di colonizzare l'isola a causa delle incursioni dei pirati barbareschi, che fecero dell'isola un proprio rifugio.
Nel 1759 Ferdinando IV di Borbone impose una colonizzazione dell'isola; furono edificate due torri di guardia, Torre Santa Maria e Torre Spalmatore, che facevano parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia, cisterne per raccogliere l'acqua piovana e case che costituirono il centro abitato principale presso la Cala Santa Maria. Vi vennero coloni palermitani, trapanesi ed eoliani, accompagnati da un centinaio di soldati.
Ustica al tempo dei Borbone fu anche un luogo di confino per prigionieri politici e vi restò anche sotto casa Savoia. Durante il regime fascista Ustica fu luogo di confino. Vi furono ristretti Amadeo Bordiga, Antonio Gramsci e Ferruccio Parri. Nel 1961 il confino fu abolito a causa di proteste popolari e da allora iniziò a svilupparsi il turismo. 

La località è conosciuta poiché utilizzata come punto di riferimento geografico della cosiddetta Strage di Ustica, avvenuta il 27 giugno 1980, quando il volo Itavia da Bologna a Palermo, precipitò a una notevole distanza dall'isola; in quell'episodio morirono ottantuno persone tra passeggeri e equipaggio.